L'allarme droga in Sardegna non va declassato

L'allarme droga in Sardegna non va declassato

Dietro il delitto di Macomer, gli arresti di Alghero e la rissa tra bande a Sassari ci sono sempre gli stupefacenti
 
di Antonietta Mazzette

Negli ultimi giorni in Sardegna sono accaduti tre fatti distinti e diversi per gravità, luoghi e protagonisti: la scomparsa di Manuel Careddu a Macomer, l’arresto di esponenti di un’organizzazione criminale con base ad Alghero, la rissa per bande a Sassari. Che cosa hanno in comune questi fatti, seppur separati? Si tratta per lo più di gruppi di individui che ricorrono alla violenza e che hanno a che fare (o hanno avuto a che fare) con la droga, anche se nel caso di Sassari i più recenti fenomeni di violenza non sono ascritti al traffico di stupefacenti in modo diretto, ma potrebbe costituirne il substrato. Sono tre fatti distinti tra loro e non solo dal punto di vista territoriale, eppure, sono l’indicatore che in Sardegna è in atto una svolta nella criminalità. La scomparsa di Manuel (e forse l’omicidio, seppure non sia stato trovato ancora il corpo) sembra essere avvenuta a opera di una vera gang giovanile. Intendendo per gang gruppi di giovani che attuano forme di criminalità violenta al fine di appropriarsi di oggetti (spesso di marca o di tendenza), in particolare ai danni di coetanei.

In Italia questo fenomeno è recente ma appare in crescita, almeno da due decenni a questa parte. Anche in Sardegna come Osservatorio sociale della criminalità stiamo registrando il fatto che stanno emergendo aggregazioni di giovani che hanno atteggiamenti violenti e che indirizzano la loro violenza soprattutto nei confronti dei loro coetanei (ma anche contro la proprietà privata), quasi sempre per ragioni futili o per appropriarsi dei loro beni. Ad esempio, dagli articoli pubblicati sui principali quotidiani regionali, negli ultimi cinque anni abbiamo rilevato 41 casi ascrivibili a questo fenomeno. Un numero che potrebbe apparire poco significativo che, però, pone in evidenza l’affermarsi di comportamenti antisociali e delinquenziali messi in atto da giovani tra i 13 e i 18/20 anni e che sfociano in specifiche tipologie di reato: rapine, furti, detenzione e spaccio di stupefacenti, aggressioni, molestie e atti vandalici. Nel caso della scomparsa di Manuel, la gang parrebbe aver commesso il reato di violenza più grave, l’omicidio.

L’arresto per traffico di droga di componenti di una organizzazione criminale con sede ad Alghero, ma con legami in territori dove è forte la presenza della criminalità di stampo mafioso, costituisce per l’Osservatorio l’ulteriore conferma di ciò che andiamo scrivendo da oltre 15 anni. Cioè che sono in corso fermenti di cambiamento della criminalità, o meglio delle diverse forme di criminalità presenti in Sardegna, e che si sono saldati i legami tra criminalità tradizionale e quella organizzata di stampo mafioso. La diffusione di altre tipologie di reato, come ad esempio quelle legate alla criminalità più specificamente urbana, spaccio della droga e prostituzione, oppure alla criminalità predatoria e alle gang giovanili sopra richiamate, rientrano in questo processo di cambiamento.

I fatti di violenza accaduti a Sassari derivano certamente da un insieme di disagi economici e con problemi di integrazione sociale che vanno affrontati con gli strumenti della politica e non con la Brigata Sassari, ma anche in questa città sempre più spesso si rilevano fatti di violenza connessi al traffico di stupefacenti. Senza dimenticare che la Sardegna è diventata una delle prime regioni italiane produttrici di cannabis, grazie alle coltivazioni sia di tipo urbano (e periurbano), i cui luoghi sono soprattutto le abitazioni (coltivazioni in vasi) o aree contigue all’abitato (serre), sia di tipo rurale, con estensioni tali che presuppongono organizzazione, controllo del territorio, un mercato ben più ampio di quello che comprende tutta la popolazione sarda.

La crisi del sistema economico isolano, la povertà e la disoccupazione crescente lasciano grandi spazi a questi cambiamenti criminali, oggi ancora controllabili ma certamente, se non governati, destinati ad estendersi.

 

Articolo pubblicato su La Nuova Sardegna del 14 ottobre 2018